Al Besta la trasformazione digitale del percorso clinico è già realtà

In un anno 6 mila servizi di neuro-telemedicina. In arrivo anche un’App per fruirne in mobilità

La pandemia da Covid-19 ha velocizzato, con ottimi risultati, un processo da tempo in fase di studio ed elaborazione alla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. È infatti partito nel periodo di emergenza, e ha preso piede in poche settimane, il servizio di neuro-telemedicina, che ha raggiunto consistenti risultati in termini di prestazioni erogate e un ottimo livello di gradimento da parte dei pazienti. I dati sono stati raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista della Società Italiana di Neurologia (SIN) “Neurological Sciences”. A breve sarà pronta anche una App per i servizi di telemedicina in mobilità.

“La telemedicina in Italia ha avuto un’applicazione limitata in ambito neurologico, e non solo, fino allo scoppio della pandemia Covid-19, principalmente a causa della mancanza di regolamenti formali e di un riconoscimento di rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale – spiega il dottor Davide Pareyson, direttore del Dipartimento Tecnico-Scientifico di malattie neurodegenerative e neurologiche rare e dell’unità operativa complessa malattie neurodegenerative e neurometaboliche rare, Dipartimento di Neuroscienze Cliniche dell’Istituto Besta. A marzo dello scorso anno, durante le prime settimane di emergenza, siamo stati sommersi da e-mail, telefonate, WhatsApp e richieste di messaggi di consultazioni, opinioni, sostegno da parte di pazienti e famiglie, ma nessuno di questi mezzi poteva essere considerato un modo sicuro di fornire assistenza. Avevamo bisogno di una soluzione rapida per garantire l’assistenza ai pazienti e definire un percorso assistenziale standardizzato”.

“Siamo partiti subito con un progetto pilota su quattro aree ovvero malattie neurologiche rare, malattia di Parkinson, Sclerosi Multipla e neurologia infantile, per due settimane – aggiunge l’ingegner Francesca De Giorgi, direttore dell’UOC Servizio Informatico. In poco tempo in piena pandemia, abbiamo esteso il servizio a tutto l’istituto utilizzando strumenti esistenti, integrati e strutturati in un flusso di lavoro, per poi passare a una piattaforma dedicata. Abbiamo sviluppato una procedura che contemplasse in maniera organica tutti gli aspetti relativi a privacy, protezione dei dati, integrazione con il patrimonio informativo aziendale e rendicontazione delle prestazioni. Una vera e propria trasformazione digitale del processo clinico in grado di garantire la necessaria continuità di cura”.

Complessivamente, dall’inizio della pandemia fino al 30 settembre 2020, sono stati eseguiti 3.167 servizi medici tramite Neurotelehealth per quasi 1.700 pazienti, tra adulti e bambini. L’Istituto Besta ha fornito 1.618 televisite, 55 test neuropsicologici per adulti e 1.494 altri servizi sanitari per bambini. Il servizio di teleneuroriabilitazione è stato attivato per 53 bambini. La maggior parte dei servizi di telemedicina si è svolta nel periodo pandemico, ma ormai è un servizio a tutti gli effetti consolidato e utilizzato come modalità ordinaria di gestione del processo di cura. Se invece si arriva a oggi, i servizi di neuro-telemedicina erogati complessivamente dall’Istituto Besta toccano quota 6 mila.

“In parallelo abbiamo preparato due questionari online (uno per adulti e uno per i bambini) da completare al termine delle televisite con l’obiettivo di valutare il livello di soddisfazione, poter recepire con attenzione anche i ritorni da parte del paziente e migliorare il servizio offerto. Siamo riusciti a raggiungere un alto grado di soddisfazione, quasi 9 su una scala da 1 a 10, e soprattutto una assoluta valorizzazione della efficacia del contatto fra medico e paziente – aggiunge De Giorgi. La consapevolezza della congruità dello strumento e il livello di adesione così elevato hanno agito da leva per ampliare sempre di più i servizi che vedono in misura crescente coinvolto e protagonista il paziente. Ora siamo pronti a lanciare una App istituzionale per la fruizione dei servizi di telemedicina in mobilità”.

“Il servizio è tuttora attivo con grande soddisfazione – conclude il dottor Pareyson. Da settembre ci siamo dotati di una piattaforma certificata come strumento medicale per la telemedicina, nel rispetto di tutti i parametri richiesti dalle normative attuali. C’è anche una tariffazione regionale. Sicuramente ci sono prospettive di crescita: l’uso nei trial clinici per valutare l’adesione alla terapia sperimentale, lo sviluppo di scale cliniche dedicate per la valutazione a distanza, progetti di tele-cooperazione tra lo specialista e il Medico di Medicina Generale solo per fare degli esempi. Siamo all’inizio di una vera e propria rivoluzione dei percorsi assistenziali in cui il bilanciamento fra conoscenza clinica e potenzialità offerte dal digitale sarà la vera sfida. Li stiamo sviluppando”.

“L’app è stata realizzata ed è disponibile su Android Store e Apple Store. Allo stato attuale il suo utilizzo è ancora in fase sperimentale, circoscritto solo a una selezione di pazienti già in carico presso la Fondazione: in questo modo si vogliono testare gli aspetti critici da migliorare e i punti di forza su cui continuare a lavorare in ottica di espansione verso un bacino di utenza più ampio – sottolinea l’ingegner De Giorgi. L’app permetterà l’accesso del paziente alla piattaforma “Ticuro” non solo tramite le credenziali ricevute in fase di registrazione (username e password), ma anche tramite credenziali SPID – in ottemperanza a quanto previsto dal Decreto Semplificazioni del 28 febbraio 2021. Una volta entrati sull’app sarà possibile accedere a tutte le funzionalità della piattaforma “Ticuro”, ivi inclusa la possibilità di scambiare documentazione clinica in modalità asincrona con il proprio medico specialista”.

L’utilizzo dell’app permetterà inoltre di gestire al meglio eventuali problemi tecnici di collegamento tra paziente e medico specialista legati all’utilizzo di pc non aggiornati o non adeguati allo scopo, permettendo un uso più veloce del servizio, non più legato alla disponibilità di postazioni fisse (non sempre disponibili nelle famiglie, soprattutto se in condivisione) ma fruibile anche tramite il proprio smartphone o tablet. “Siamo certi – conclude l’ingegner Francesca De Giorgi – che questo passaggio sia fondamentale non solo per estendere il servizio a un numero sempre più ampio di pazienti, ma anche per rendere l’esperienza della televisita ancora più vicina al cittadino e alla sua esigenza di fruire dei servizi in mobilità ed essere attivamente coinvolto in tutto ciò che riguarda il suo percorso di cura”.

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